Desigual: upcycling dal 1984

Desigual: upcycling dal 1984 Madame Flo

Capi di abbigliamento realizzati con denim di seconda mano, per generare meno sprechi possibili, trasformando capi usati in creazioni uniche, innovative e 100% sostenibili.

Desigual: upcycling dal 1984 Madame Flo

Avere look personali e particolari, senza danneggiare il pianeta e il portafoglio è l’obiettivo di tutti coloro che amano guardarsi allo specchio e trovarsi sempre diversi senza l’assillo di acquistare ogni volta capi nuovi. Proprio per questo la tendenza green del momento è l’upcycling, ossia recuperare indumenti già esistenti e già posseduti per dargli una nuova vita, ma non come quella di prima bensì facendo un salto di qualità, in termini di materiali, di design e di creatività. Praticamente un upgrade.

La storia di Desigual ha inizio nel 1984. In quell’anno il brand ha creato la prima giacca iconica a partire da jeans di seconda mano. Quando ancora non esisteva il termine upcycling, ha dato una nuova vita a molti capi in denim destinati a diventare solo un altro rifiuto. Al centro della loro mission sono la sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa. Obiettivo: promuovere un modello di produzione più rispettoso delle persone e del pianeta.

Desigual è un’azienda nata con la filosofia del riciclo inscritta nel proprio DNA, impegnandosi da sempre a utilizzare materie prime in fibre naturali e donare nuova vita a molti capi denim destinati a diventare nient’altro che rifiuti. Ma non solo: nel 2020 ha deciso di abbracciare in modo ancora più completo la filosofia ecosostenibile, attraverso la scelta di avviare una collaborazione con l’azienda Ecoalf: l’idea è quella di creare qualcosa di nuovo riutilizzando quanto era stato fatto in passato. La collezione quindi è nata da un mix di capi già realizzati. Per esempio, cambiando il colore delle maniche e inserendo cappucci in upcycled denim.

Il risultato è un’esclusiva collezione online di 500 capi duraturi e unici, che risponde a un doppio intento: da un lato salvaguardare l’ambiente, dall’altro far vincere la creatività.

Le parole d’ordine sono: ricicla, reinterpreta, riutilizza, ama ancora.

Una collezione all’insegna dell’upcycling, nel nome della sostenibilità.

I jeans sono spesso protagonisti di progetti di upcycling, come è stato per esempio per la collezione Ecoalf Desigual, mettendo in piedi una collaborazione stilistica e creativa con rifiuti riciclati: denim ricavato da jeans di seconda mano, nylon, lana e cotoni riciclati per un look urban da utilizzare nella vita di tutti i giorni.

Il progetto di Desigual e Ecoalf si spinge anche oltre i confini della moda: il brand e l’azienda spagnoli raccoglieranno la plastica sulla spiaggia di Barcellona, insieme al collettivo Pachamama Market: si prenderanno cura della spiaggia emblema della città, con l’obiettivo di raccogliere 1,5 tonnellate di rifiuti e rendere questo mondo un posto migliore.

Sostenibilità, upcycling e impatto ambientale sono al centro del dibattito pubblico degli ultimi anni, e finalmente qualcosa sta davvero cambiando. Uno dei settori più inquinanti al mondo è proprio quello della moda, e uno dopo l’altro i brand di tutto il mondo stanno facendo la loro parte per rivedere la loro intera filiera, dai materiali alla produzione, dalla distribuzione alla vendita, per ridurre il più possibile il loro impatto sul nostro pianeta.

Reejeansiamo: il progetto della Sartoria Madame Flo

Il vecchio jeans è un degli ospiti abituali del fondo di ogni armadio: la resistenza del tessuto li rende molto longevi, ma per contro rischia di farceli venire a noia. Riutilizzare un paio di vecchi jeans è un’idea ecologica e un ottimo modo per evitare di generare nuovi rifiuti. Il denim, inoltre, è un tessuto perfetto per il riutilizzo perché particolarmente duraturo e resistente. Perchè non usarlo per trasformarlo donando nuova vita a un oggetto che ha esaurito la sua funzione primaria?

Da qui nasce il progetto Reejeansiamo attraverso il quale la sartoria Madame Flo progetta e realizza nuovi capi d’abbigliamento partendo dai tuoi vecchi jeans (clicca qui per maggiori informazioni).

Sostenibilità e responsabilità sono al centro di ogni nostra azione. Intendiamo promuovere anche nel settore della moda, un modello di produzione più rispettoso delle persone e del pianeta. La qualità dei capi e del processo di produzione è uno degli impegni assunti dalla nostra sartoria di Firenze e che gestiamo perseguendo il nostro obiettivo di miglioramento continuo.

Upcycling: la sostenibilità rappresenta il futuro della moda

Upcycling la sostenibilità rappresenta il futuro della moda

Ormai da qualche anno a farsi sempre più spazio nel mondo della moda è l’upcycling, ma di cosa stiamo parlando esattamente?

Upcycling la sostenibilità rappresenta il futuro della moda
Levi’s® Upcycling Project – Photo Leonardo Male

Non solo una trend ma un vero mercato, più sostenibile e green. Ma bisogna fare differenza tra i termini che sentiamo più spesso nominare: recycling e upcycling. Nel primo caso il materiale viene recuperato e, per esempio, se si tratta di un tessuto trasformato in nuovo filato. Nel secondo procedimento, invece, si passa attraverso il ri-uso e la creatività. In questo modo capi vintage, ma anche pezze e dead-stock, così come sono, vivono una nuova vita, modificate in virtù dello stile che vogliamo dargli. Il capo in disuso viene ripensato nella in parte o nella sua totalità e destinato ad una nuova vita: una gonna diventa una borsa, una giacca la seduta di una sedia e così via.

Perché è importante fare questa differenza? In tre semplici punti:

  • Riciclare non è così semplice come può sembrare. Nel settore moda, la Ellen Macarthur Foundation ha stimato che l’1% dei vestiti viene riciclato, quindi quasi niente, riciclare i vestiti non è davvero un’opzione su cui si può contare nel caso della moda.
  • Riciclare implica nuovi processi di lavorazione. Significa che non viene eliminato del tutto l’inquinamento derivante dai processi, per quanto possano essere sostenibili, avranno comunque un impatto sull’ambiente.
  • Riciclare costa più di riutilizzare. È anche uno dei motivi per cui una piccolissima percentuale di vestiti viene riciclata, produrre da zero costa meno che riciclare, soprattutto se parliamo di fast fashion. Per questo l’obiettivo è ormai evitare di produrre e comprare, e non riciclare.

Oggi essere consapevoli di ciò che si crea è un must, e lo riscontriamo nel successo dei talenti emergenti nel mondo del lusso. Bode per esempio produce abiti artigianali unici nel loro genere. Tagliati da tessuti antichi, trapunte vittoriane, sacchi di grano e biancheria da letto. È salito rapidamente al successo dopo aver vinto il CFDA Fashion Award for Emerging Designers nel 2019. Le sue creazioni upcycled sono state indossate da celebrities del calibro di Bella Hadid, Harry Styles e Dua Lipa.

Sulla piattaforma TheRealReal, per esempio, esiste tra i grandi marchi in vendita, una sezione dedicata alla moda upcycle realizzata in co-lab con Maurizio Donadi di Atelier & Repairs. Il progetto si chiama ReCollection 01 e comprende 54 capi di designer celebri, come Stella McCartney e Balenciaga, che, danneggiati o invendibili per svariati motivi, diventano creazioni uniche e riciclate.

L’upcycling è uno dei cinque modelli dell’economia circolare il cui obiettivo nel settore moda è contrastare il consumismo e la sovrapproduzione della fast fashion incentivando il riuso di ciò che è già stato prodotto. Il fast fashion e comunque il fashion, genera una montagna di vestiti buttati via ogni anno e ha un enorme impatto sull’ambiente: si stima che a livello globale, ogni anno vengono creati circa 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Entro il 2030, si prevede che scarteremo più di 134 milioni di tonnellate di tessuti all’ anno. Gran parte del problema dipende dai materiali utilizzati per fare i vestiti: fibre non riciclabili, non biodegradabili e dalle fibre quasi sempre utilizzate in mischia e quindi difficili da riciclare e trasformare in nuove fibre e, soprattutto dalla loro scarsa qualità che ne permette un utilizzo assai limitato nel tempo.

Il modello tradizionale “prendere, produrre, scartare“, che non presta attenzione ai materiali giunti a fine vita, deve essere modificato per valorizzare lo scarto e farlo diventare risorsa. La conclusione è sempre la stessa e semplicissima: riutilizzare in qualunque modo i vestiti è più conveniente e sicuramente più ecosostenibile rispetto a produrne di nuovi.

Riciclare vecchi jeans: un progetto innovativo

Vittoria Valzania celebra upcycling con Reejeansiamo

Chi non ha un paio di jeans vecchio e non più indossato? Sicuramente tantissime persone! Ma niente panico, invece di buttarli via potete benissimo riutilizzarli per realizzare tantissime idee fantastiche e sorprendenti!

L’upcycling è un’opportunità concreta per evitare gli sprechi e regalare un futuro alternativo ai capi un tempo tanto amati e che, adesso, che non vengono più indossati. Questo è proprio il concetto che guida il progetto di upcycling Reejeansiamo: la creazione di un qualcosa di unico e nuovo che parte da prodotti pre-esistenti, reinventati e riconvertiti grazie al recupero dei materiali e al loro riutilizzo creativo.

Scopri il progetto Reejeansiamo a questo link.

L’upcycling non è solo una moda ma rappresenta il futuro

Upcycling non è solo una moda ma rappresenta il futuro

Dare nuova vita a tessuti, vecchi jeans o capi in disuso è la tendenza della moda più cool e green del momento. Ecco perchè l’upcycling rappresenta il futuro.

Upcycling non è solo una moda ma rappresenta il futuro

La pandemia ha visto molti giganti della moda escogitare modi innovativi per gestire la grande quantità di capi invenduti. Continua a leggere e scopri come l’upcycling non solo aiuta a gestire enormi quantità di rifiuti, ma offre anche capi d’abbigliamento (e accessori) alla moda e stravaganti.

Il riutilizzo creativo di tessuti scartati (o Upcycling) è un processo di produzione molto utilizzato negli ultimi mesi. Dato che la pandemia è culminata con una sconcertante eccedenza di produzione (da € 140 a € 160 miliardi) – più del doppio del solito – non c’è da meravigliarsi se sempre più marchi stanno promuovendo l’upcycling. Nel mondo ci sono più tessuti prodotti di quelli che possono essere effettivamente utilizzati: considera che molte delle principali catene di abbigliamento possono produrre fino a mezzo miliardo di capi ogni anno.

E cosa succede a quei vestiti dopo che le loro vite sono finite? Nell’industria della moda, cercare un nuovo utilizzo con un vecchio tessuto è noto come riciclaggio. Con gesti semplici si possono fare molte cose e riciclare abiti usati è una di quelle piccole azioni quotidiane che potrebbero diminuire gli sprechi in maniera sostanziosa. Non dimentichiamolo.

Anche la scomposizione o la macinazione di tessuti di alta qualità nelle loro forme grezze o substrati più puri può far parte del processo di riciclaggio dei tessuti. La tecnologia di riciclaggio è considerata fondamentale nell’affrontare la carenza di materie prime e offre alle industrie ulteriori opzioni per gestire l’approvvigionamento di materie prime.

L’upcycling, invece, consiste nell’eseguire un’operazione a valore aggiunto sul tessuto o sull’indumento smontato al fine di produrre un componente che sia di qualità o pregio anche superiore all’originale. Il moderno ciclo di vita dell’upcycling inizia con una processo che può comportare un ciclo di produzione completo, proprio come un nuovo prodotto. Per consentire l’approvvigionamento, lo smontaggio e la ricostituzione, l’upcycling può richiedere molto tempo ma il risultato finale è sicuramente di alta qualità sartoriale.

L’upcycling sta rapidamente salendo ai vertici del settore dell’abbigliamento grazie alle opportunità a valore aggiunto che offre. Di conseguenza, il riciclaggio, viene gradualmente relegato a un’operazione guidata dai consumatori di massa nello spettro della sostenibilità. Mentre i tentativi di garantire la disponibilità di prodotti riciclati (materie prime) si fanno strada nella scala dell’innovazione ambientale, l’upcycling è libero di adottare tecniche genuinamente creative, in gran parte grazie alla creatività dei designer. Questi design sono impossibili da emulare e segnalano una nuova sfida nel settore della moda: la leadership del design ambientale.

Con l’aumento delle scelte sostenibili da parte dei consumatori e la generale consapevolezza nei confronti dell’ambiente, i marchi pongono maggiore attenzione al proprio comportamento dispendioso e l’upcycling è diventato rapidamente una soluzione importante per continuare a produrre in modo decisamente più sostenibile.

Nell’ottobre 2020, Miu Miu ha svelato il lancio della sua ultima linea Upcycled, una capsule esclusiva di 80 abiti unici rimodellati da oggetti antichi accuratamente acquistati da negozi e mercati vintage di tutto il mondo. Miu Miu è un marchio gemello di Prada e il contributo di Prada alla tutela ambientale ha innescato una reazione a catena.

Produrre nuovi capi in modo sostenibile è un tema di grande priorità anche nel Laboratorio Madame Flo che, attraverso i progetti Jeansiamo e ReeJeansiamo, grazie all’Upcycling ha realizzato la propria capsule collection sartoriale.

Clicca qui per scoprire la collezione.

Moda sostenibile: economia circolare e jeans

Moda sostenibile economia circolare e jeans - Sartoria Firenze Madame Flo

Riutilizzo, riparazione, riciclo. Moda sostenibile, economia circolare. Idee per l’upcycling del denim, riparazione e utilizzo di vecchi jeans.

Moda sostenibile economia circolare e jeans - Sartoria Firenze Madame Flo

La produzione tradizionale dei capi di abbigliamento (specialmente quella riferita al jeans) ha seguito un modello piatto e lineare. Ogni capo nasce e muore (spesso anche quando è ancora nuovo). La circolarità richiede un cambiamento fondamentale, a partire dal design e percorrendo tutto il ciclo di vita di un prodotto. L’approvvigionamento di materiali più sostenibili e l’implementazione di un approccio circolare in grado di mantenere i materiali in vita il più a lungo possibile, riduce l’impatto (negativo) sul pianeta.

Sono attualmente allo studio nuovi modelli di business e soluzioni incentrate su design, longevità, raccolta e riciclaggio e un numero crescente di persone trova modi per scalare e dimostrare che il cambiamento è a portata di mano. Allo stesso tempo, circolarità è diventata una parola d’ordine nel settore moda ed è stata annunciata come la risposta a tutte le sfide della sostenibilità per un vero cambiamento. Quindi cosa significa effettivamente economia circolare oggi?

Il principio principale dell’economia circolare è che i prodotti dovrebbero essere progettati tenendo conto del facile riutilizzo o del loro riciclaggio (upcycling); incorporando i principi dell’economia circolare, anche l’industria del denim può diventare quindi il leader sostenibile e circolare per guidare una rivoluzione tessile.

L’industria della moda è stata lenta nel muoversi verso standard etici più elevati, ma la sua esposizione come la seconda industria più inquinante dopo il petrolio, ha sollecitato un maggiore slancio e attività negli ultimi periodi. La produzione di denim, infatti, esaurisce il 35% della produzione mondiale di cotone con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini di impiego di pesticidi e consumo di acqua. Per questo è sempre più impellente iniziare a produrre un denim più sostenibile.

Ma ognuno di noi, nel suo piccolo può contribuire attivamente al fine di migliorare il pianeta in cui viviamo.

Utilizzare vecchi capi per crearne di nuovi

Da qui nasce il progetto Reejeansiamo attraverso il quale la sartoria di Firenze Madame Flo dona nuova vita a vecchi capi di abbigliamento in jeans che, grazie alla loro alta resistenza e durabilità, si prestano molto ad essere trasformati in qualcosa di nuovo. Oltre che a recuperare un capo e a rispettare l’ambiente, viene mantenuto anche l’elemento emotivo del vecchio capo in jeans che potrebbe essere stato utilizzato, per esempio, da un genitore, dal proprio fidanzato o da una amica. Una sorta di ricordo da indossare tutti i giorni.

Moda sostenibile economia circolare e jeans - Sartoria Firenze Madame Flo
Nella foto una vecchia felpa trasformata in un morbido giubbotto in jeans

Collegando sostenibilità e creatività, il laboratorio di Vittoria Valzania, riprende i principi dell’economia circolare riciclando e trasformando il dimenticato e l’ordinario in capi unici. La sua missione è “non produrre nulla di nuovo, ma trasformare ciò che già esiste” ispirato ad avviare questo processo di rinnovamento per l’enorme entità degli sprechi: con il progetto Reejeansiamo Vittoria Valzania e tutto il suo staff sta dimostrando la scalabilità del sistema circolare impegnandosi attivamente a svolgere il proprio ruolo nel portare il mondo della sartoria verso un futuro circolare, in cui i materiali vengono utilizzati e riutilizzati in modo sicuro, in cui gli ecosistemi sono protetti e rigenerati.

Ciò significa che non si parla più di fine vita, ma di fine utilizzo. E significa evolvere ogni parte della filiera dell’abbigliamento verso un’economia circolare, a cominciare dalla nostra.

Clicca qui per scoprire tutti i modelli.

Riciclare jeans: il servizio di raccolta Reejeansiamo

Riciclare jeans: il servizio di raccolta Reejeansami

Possiedi jeans vecchi che non indossi più? Anche se gettarli può sembrarti la soluzione più immediata, riciclare i vecchi jeans adesso conviene.

Riciclare jeans: il servizio di raccolta Reejeansiamo

Viviamo in un mondo sempre più veloce in cui i ritmi frenetici hanno innescato un trend consumistico che prevede l’acquisto incondizionato di cose che non ci servono e che vengono gettate dopo poco tempo. Questo processo deleterio riguarda anche il mondo dell’abbigliamento, che ha portato capi di bassa qualità e ad alto impatto ambientale.

La soluzione per la salvaguardia del nostro pianeta e della nostra salute è quella di pensare in maniera circolare, ricominciando a vivere una moda emozionale ed ecosostenibile. Questo significa che ogni oggetto che abbiamo tra le mani può vivere per sempre: basta fare in modo che esso venga rigenerato.

Ma perchè proprio il jeans?

Il jeans è senza dubbio uno dei capi di abbigliamento più utilizzati al mondo. Comodo, resistente, sempre alla moda: ognuno di noi ne ha almeno un paio nell’armadio. Ma cosa fare quando il jeans inizia a diventare vecchio? Ovviamente buttarlo nei rifiuti non rappresenta una buona opzione per l’ambiente. Per questo motivo, tra le ragioni più valide che possono spingere chiunque ad avvicinarsi al riciclo di jeans usati, è che dei jeans “non si butta via niente”, sono totalmente riutilizzabili nella loro interezza, quindi niente sprechi per il massimo del rendimento.

Per dare nuova vita a tutti i vecchi jeans, abbiamo lanciato nel 2022 il progetto Reejeansiamo (clicca qui per maggiori info): l’obiettivo è quello di creare nuovi capi partendo da altro abbigliamento in jeans! Ma andiamo oltre! Abbiamo anche previsto un servizio di recupero dei vecchi capi in jeans! Dovranno essere in buone condizioni, non importa di quale marca, basta che siano puliti: li raccoglieranno e ti daremo in cambio un buono sconto. Riciclare i vecchi jeans adesso conviene.

Il processo di raccolta dei vecchi jeans

Se il tuo vecchio jeans inizia a diventare un capo vintage ma il tessuto è ancora piuttosto resistente e in buono stato, sappi che potrebbe risultare interessante agli occhi di qualcun altro. Potresti perciò portarlo ad un mercatino oppure regalarlo ad un amico patito per il la moda degli anni passati. Se però non ti convince nessuna delle opzioni precedenti e vorresti optare più per una soluzione di economia circolare ecco cosa è oggi possibile fare: grazie al servizio di raccolta che offriamo gratuitamente, raccogliamo vecchi indumenti in jeans per crearne di nuovi.

Come funziona il servizio di raccolta dei jeans?

Se vuoi usufruire del nostro servizio e sostenere la nostra iniziativa, è sufficiente selezionare i jeans che non utilizzi più, preparare un pacco e compilare il form a questo link. Per il ritiro, invieremo un corriere presso l’indirizzo che ci indicherai. Selezioneremo il materiale ricevuto e per ogni pacco che conterrà fino a 5 chili di jeans, ti invieremo un Voucher da 30 euro da spendere nel nostro negozio online.

I tuoi vecchi indumenti entreranno a far parte del processo di rigenerazione. L’iniziativa nasce proprio per essere parte del progetto di economia circolare collaborativa. Con i tuoi vecchi jeans, infatti, verranno successivamente prodotti nuovi capi di abbigliamento sostenibili, come ad esempio pantaloni, gonne, giacche e borse.

L’obiettivo della Sartoria MadameFlo di Firenze è infatti quello di creare e promuovere un modello di produzione circolare, una filiera di approvvigionamento di materia prima rigenerata promuovendo così un’economia e uno stile di vita più sostenibili.

E se anche tu vuoi far parte del cambiamento, sostieni il nostro progetto e visita il nostro negozio online.

Jeans personalizzati online: la rivoluzione sostenibile!

Jeans personalizzati online: la rivoluzione sostenibile!

Dai una seconda vita ai tuoi capi: scopri i jeans personalizzati! Scegli come e a tutto il resto penseremo noi.

Jeans personalizzati online: la rivoluzione sostenibile!

Secondo una ricerca della Ellen MacArthur Foundation, la produzione di abbigliamento continua ad aumentare ed è raddoppiata negli ultimi 15 anni, mentre il numero medio di volte in cui indossiamo gli indumenti è diminuito del 36%. Entro il 2030 il consumo di abbigliamento salirà del 65% e l’impatto sul Pianeta sarà notevole. Ecco perché dobbiamo imparare a non sprecare riutilizzando ciò che già possediamo fino all’esaurimento della sua vita.

Da qui l’idea chiamata Reejeansiamo, il nuovo progetto del Laboratorio di Sartoria MadameFLO: grazie alle abilità degli artigiani che lavorano in sartoria, verranno riutilizzati e personalizzati vecchi capi di jeans rendendoli unici. Ogni dettaglio, realizzato su misura per chi lo indosserà, consentirà di donare una seconda vita ad un pantalone oppure ad una giacca di jeans. Una sorta di rivoluzione nel concetto di sartoria in cui il jeans diventa l’elemento base dell’upcycling.

Tramite il nostro sito, è possibile scegliere il tipo di personalizzazione e procedere con l’acquisto. Successivamente ritireremo i capi che si intendono personalizzare e/o riciclare e a tutto il resto penserà il nostro laboratorio (consegna inclusa). Il grande vantaggio è che non ci saranno più problemi di taglia e/o resi: saranno direttamente i clienti a selezionare un vecchio capo a cui donare una seconda chance. Un’opportunità che consentirà di sfoggiare un modello di alta qualità, creato artigianalmente per voi in sartoria.

La durabilità (o robustezza) è la caratteristica di un prodotto di durare nel tempo. Ma non solo. La sartoria Madame Flo la intende in senso ben più ampio: alla durabilità fisica, la capacità di resistere al tempo e ai lavaggi, associa la durabilità emozionale, cioè la capacità di un prodotto di rimanere attraente e desiderabile nel tempo, per fare sì che venga indossato il maggior numero di volte possibile, anche da più persone (per es, per riciclo, ri-uso, condivisione).

Un progetto sostenibile

Si parla tanto di moda sostenibile e di quanto sia importante la sua diffusione. Ma cosa si intende per moda sostenibile? Il riciclo degli abiti risulta essere uno dei punti chiave della diffusione della moda eco sostenibile, puntando a riutilizzare tutto il possibile e a ridurre al minimo gli scarti. La sartoria fiorentina di Vittoria Valzania, sta implementando nuovi modelli di business e tecnologie per ridurre al minimo il consumo di risorse e l’impatto sull’ambiente facendo proprio uno dei principi dell’economia circolare: generare valore dallo scarto, dando nuova vita a materiali destinati alla discarica.

L’innovazione, tuttavia, riprende in mano le antiche tradizioni locali, come la tecnica della rigenerazione dei cenci. Gli scarti tessili, dopo un’accurata cernita e divisione in base a colori e materiali, vengono sfilacciati, mentre le nuove fibre stratificate e filate mantengono la colorazione originale.

Pensateci: a un vecchio jeans potremmo tagliare le gambe all’altezza del cavallo, cucire le estremità rimaste aperte e utilizzarlo come resistente sacca per la spesa, comodissima se infiliamo nei passanti un laccio per farla diventare una tracolla. Cucendo l’estremità inferiore della gamba del jeans tagliato si ottiene una custodia utile per oggetti lunghi, come l’ombrello, l’ombrellone da mare, oppure può essere un’ottima sacca salvaspazio per i giochi dei bambini.

La moda sostenibile in cifre

  • 7° è la posizione dell’Italia nella top 10 di crescita della moda sostenibile secondo Lyst. La green fashion cresce a velocità diverse: in testa c’è la Danimarca (+114%), seguita da Australia (+110%), Germania, Spagna, Francia e Canada. In Italia siamo al 20%.
  • 63% è la percentuale dei consumatori che nel 2020 ha scelto prodotti sostenibili, valutando, per le proprie scelte di acquisto, gli sforzi ambientali e sociali dei brand. Nel 2019, sostiene l’Osservatorio Millennials e Generazione Z di PWC Italia, erano solo il 29%.
  • -1% è la quota di tutti i prodotti tessili nel mondo che, secondo la Fondazione Ellen MacArthur, vengono riciclati in nuovi prodotti.
  • 8,25 miliardi di dollari è il valore che il mercato del fashion green potrebbe raggiungere nel 2023, arrivando a quota 9,81 miliardi nel 2025 e a 15,2 nel 2030. Lo sostengono le ultime ricerche di PWC Italia.
  • 663.000 le tonnellate di rifiuti tessili prodotti ogni anno in Italia e destinati a discarica o inceneritore e che, in gran parte, potrebbero essere riutilizzati (dati Ispra). P.S. Sai che dal 1° gennaio 2022 la raccolta differenziata del tessile è obbligatoria?

I capi vengono realizzati interamente nel nostro laboratorio di sartoria a Firenze e sono pronti in 4/5 settimane dalla ricezione del materiale da personalizzare e riciclare.

Clicca qui per maggiori informazioni.