L’upcycling non è solo una moda ma rappresenta il futuro

Upcycling non è solo una moda ma rappresenta il futuro

Dare nuova vita a tessuti, vecchi jeans o capi in disuso è la tendenza della moda più cool e green del momento. Ecco perchè l’upcycling rappresenta il futuro.

Upcycling non è solo una moda ma rappresenta il futuro

La pandemia ha visto molti giganti della moda escogitare modi innovativi per gestire la grande quantità di capi invenduti. Continua a leggere e scopri come l’upcycling non solo aiuta a gestire enormi quantità di rifiuti, ma offre anche capi d’abbigliamento (e accessori) alla moda e stravaganti.

Il riutilizzo creativo di tessuti scartati (o Upcycling) è un processo di produzione molto utilizzato negli ultimi mesi. Dato che la pandemia è culminata con una sconcertante eccedenza di produzione (da € 140 a € 160 miliardi) – più del doppio del solito – non c’è da meravigliarsi se sempre più marchi stanno promuovendo l’upcycling. Nel mondo ci sono più tessuti prodotti di quelli che possono essere effettivamente utilizzati: considera che molte delle principali catene di abbigliamento possono produrre fino a mezzo miliardo di capi ogni anno.

E cosa succede a quei vestiti dopo che le loro vite sono finite? Nell’industria della moda, cercare un nuovo utilizzo con un vecchio tessuto è noto come riciclaggio. Con gesti semplici si possono fare molte cose e riciclare abiti usati è una di quelle piccole azioni quotidiane che potrebbero diminuire gli sprechi in maniera sostanziosa. Non dimentichiamolo.

Anche la scomposizione o la macinazione di tessuti di alta qualità nelle loro forme grezze o substrati più puri può far parte del processo di riciclaggio dei tessuti. La tecnologia di riciclaggio è considerata fondamentale nell’affrontare la carenza di materie prime e offre alle industrie ulteriori opzioni per gestire l’approvvigionamento di materie prime.

L’upcycling, invece, consiste nell’eseguire un’operazione a valore aggiunto sul tessuto o sull’indumento smontato al fine di produrre un componente che sia di qualità o pregio anche superiore all’originale. Il moderno ciclo di vita dell’upcycling inizia con una processo che può comportare un ciclo di produzione completo, proprio come un nuovo prodotto. Per consentire l’approvvigionamento, lo smontaggio e la ricostituzione, l’upcycling può richiedere molto tempo ma il risultato finale è sicuramente di alta qualità sartoriale.

L’upcycling sta rapidamente salendo ai vertici del settore dell’abbigliamento grazie alle opportunità a valore aggiunto che offre. Di conseguenza, il riciclaggio, viene gradualmente relegato a un’operazione guidata dai consumatori di massa nello spettro della sostenibilità. Mentre i tentativi di garantire la disponibilità di prodotti riciclati (materie prime) si fanno strada nella scala dell’innovazione ambientale, l’upcycling è libero di adottare tecniche genuinamente creative, in gran parte grazie alla creatività dei designer. Questi design sono impossibili da emulare e segnalano una nuova sfida nel settore della moda: la leadership del design ambientale.

Con l’aumento delle scelte sostenibili da parte dei consumatori e la generale consapevolezza nei confronti dell’ambiente, i marchi pongono maggiore attenzione al proprio comportamento dispendioso e l’upcycling è diventato rapidamente una soluzione importante per continuare a produrre in modo decisamente più sostenibile.

Nell’ottobre 2020, Miu Miu ha svelato il lancio della sua ultima linea Upcycled, una capsule esclusiva di 80 abiti unici rimodellati da oggetti antichi accuratamente acquistati da negozi e mercati vintage di tutto il mondo. Miu Miu è un marchio gemello di Prada e il contributo di Prada alla tutela ambientale ha innescato una reazione a catena.

Produrre nuovi capi in modo sostenibile è un tema di grande priorità anche nel Laboratorio Madame Flo che, attraverso i progetti Jeansiamo e ReeJeansiamo, grazie all’Upcycling ha realizzato la propria capsule collection sartoriale.

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