L’impiego manca? E noi lo creiamo!

Le storie di Benedetta e Vittoria, ragazze residenti nel rione

Le storie di Benedetta e Vittoria, ragazze residenti nel rione: entrambe sono mamme e hanno scelto di scommettere su se stesse.

Le storie di Benedetta e Vittoria, ragazze residenti nel rione

La prima ha dato vita a un proprio marchio e si sta facendo strada nel campo della moda, la seconda ha da poco inaugurato una sartoria a Ponte a Mensola.

Giovani, creative, mamme e imprenditrici di se stesse. Sono questi i tratti distintivi che accomunano due storie diverse, quelle di due giovani fiorentine di talento, entrambi residenti del quartiere, che con passione e competenza sono riuscite ad affermarsi e a mettersi in proprio avviando un’attività.

Benedetta Maracchi, in arte Marakita, ha creato il suo marchio nel 2009 dopo la laurea al Polimoda e la collaborazione con diverse case di moda: oggi produce borse, accessori e abbigliamento per donna e bambino, vendendo sia online che attraverso fiere e negozi. “Realizzo pezzi unici, mi rivolgo a chi adora giocare con i propri oufit e avere uno stile unico ed eclettico”, spiega Benedetta. “I prodotti Marakita – continua – sono totalmente Made in Italy ed eco-friendly. Mi affido esclusivamente al Know-how artigianale toscano e mi impegno, tramite l’utilizzo di ecopelle di qualità, a produrre un business ecosostenibile”.

Gli oggetto che progetta Benedetta sono realizzati con tessuti creati a telaio tipici della manifattura toscana, scampoli vintage con tessuti disegnati in esclusiva da designer italiani e stranieri: innovazione nella tradizione e qualità sostenibile, insomma.

Il marchio Marakita è ormai noto nel settore e sempre più anche tra il grande pubblico. Oggi sono tre le linee proposte: Marakita, caratterizzata da un partner tipico della tessitura toscana che porta il nome di “Rosella” e che è diventato l’icona del marcio; Emme by Marakita, la linea fashion – borse, calze e cuscini – riproposta ogni anno nelle due collezioni autunno/inverno e primavera/estate; Limited Edition pezzi in edizione limitata prodotto con scampoli di tessuti vintage.

E se l’attività di Benedetta sembra ormai ben avviata, Vittoria Valzania si è invece appena messa in proprio aprendo una Sartoria a Firenze, dopo anni di lavoro nel settore del restauro del costume e la collaborazione con diverse sartorie nazionali. Dopo la laurea allo Spinelli, Vittoria frequenta la Scuola di Sartoria della Scala a Milano e si specializza nel campo del cinema a Roma. Una volta in dolce attesa, abbandona la vita itinerante, avvia contatti con le Tradizioni Popolari di Firenze e diventa il punto di riferimento per la preparazione e la manutenzione dei Costumi del Corteo Storico Fiorentino. “È un bel lavoro e continuerò a svolgerlo, prede tempo insieme alla riparazioni, tuttavia con l’apertura del negozio spero di riuscire a diversificare la mia produzione – racconta – ho una passione per i cappelli, ad esempio, e poi vorrei portare avanti il lavoro sartoriale originale. Mi piacerebbe anche tenere corsi di cucito”. Le idee sono tante e l’avventura è appena iniziata.

Insieme a Vittoria c’è Benedetta, anche lei mamma, che ha abbandonato il mondo dell’organizzazione di eventi e ha deciso di andare a bottega. “Sono qui perchè cercavo una maestra – dice – durante l’ultima gravidanza ho fatto un corso di cucito a cui mi sono appassionata”.

Le idee ci sono, così come il coraggio: tanti i progetti in cantiere.

Ma notavo dei limiti, soprattutto perchè mancava una parte pratica sostanziale, per cui ho cercato in giro e ho conosciuto Vittoria, trovando le sue idee geniali.”.

E di idee, Vittoria, ne ha molte: l’atelier che si trova in via D’Annunzio 80r è aperto dal 6 aprile 2013 e in cantiere ci sono già diversi progetti, tra cui l’organizzazione di corsi e la partecipazione a fiere estive, oltre alla produzione sartoriale e allo sviluppo dell’area del Costume Storico. “L’idea comune di base – concludono – è far diventare la sartoria uno spazio aperto e polivalente, che ci permetta di sperimentare a livello artistico riuscendo a conciliare il lavoro con i figli e la famiglia”.

A cura di Fannì Beconcini per Il Reporter – Quartiere 2 – maggio 2013